domenica 8 gennaio 2012

Andrea Pazienza - 1983 - Finzioni

 Andrea Pazienza è stato uno dei più grandi disegnatori italiani di fumetti, purtroppo prematuramente scomparso. La storia che qui vi propongo è tratta dal numero uno di Corto Maltese, la rivista a fumetti apparsa nel 1983. Sublime come illustratore, non lo era però altrettanto a mio avviso come soggettista e sceneggiatore, e questa breve storia in dieci tavole, in cui si avvale dell'apporto fondamentale di Marcello d'Angelo, è una delle sue cose migliori, in cui fonde cinismo, sarcasmo, orrore, ironia, violenza cieca e brutale, sberleffo, e mille altre sfumature.

Il rapporto tra fumetti e computer è sofferto, e dipende essenzialmente dalla misura e dall'impaginazione delle tavole: a volte si presentano problemi molto difficili da risolvere, altre volte la fruizione può essere considerata addirittura più appagante su un monitor, se si riesce a sopportare la mancanza della sensazione tattile della carta. La storia in questione ritengo che rientri in quest'ultimo caso. Cliccate sulla prima immagine e passate da una striscia all'altra usando il tasto freccia destro, se volete tornare indietro usate il sinistro. Buona lettura.













La chianca a Napoli è la bottega dove si vendono carni di tutti i tipi: pollo, maiale, vitello ed altri animali.


Su testi di Marcello d'Angelo, Pazienza illustra una breve storia cupa e disperata.
Due giovani amici (Tanino e Luigi) si incontrano casualmente a Gubbio un pomeriggio di febbraio e ricordano i vecchi tempi. Apparentemente la loro vita è cambiata in modo tranquillamente banale... in realtà entrambi nascondono qualcosa.

Nel presente di Tanino si nasconde un sequestro di persona a scopo di estorsione e noi ne veniamo a conoscenza in modo molto brusco (scopriamo il retroscena del protagonista quando la porta spalancata di uno sgabuzzino ci mostra il sequestrato, di cui non vedremo mai il volto, riverso in una pozza di sangue).
In realtà la tragedia è appena all'inizio...Il protagonista si trova costretto, dopo un furioso litigio con i suoi complici ("Lo sapevo che finiva male a mettersi con gli stronzi!"), a cercare un altro modo per recuperare un po' di soldi...
In poche pagine d'Angelo e Pazienza ci mostrano alcuni momenti di una storia iniziata prima della prima tavola e destinata a concludersi dopo l'ultima. La vera fine della storia non la conosciamo, sarà Luigi a poter raccontare il finale alla propria moglie.

Quello che noi possiamo vedere è la banalità e la stupidità del male. Pochi artisti riescono a trasmettere, come sa fare Pazienza, un'angoscia così profonda (basti pensare a "Pompeo"). Non siamo portati a provare simpatia per nessuno dei personaggi. Insolitamente le tavole sono costruite con uno schema fisso (ognuna da 9 vignette escluso la prima composta da sei vignette più il titolo) il che non impedisce a Pazienza di mostrare ancora una volta il suo valore. La storia è perfettamente bilanciata nella commistione di stili tipica di Pazienza e nella costruzione della storia e delle tavole. Difficile restare indifferenti.

(da Slumberland - L'Enciclopedia del Fumetto On-Line)


Non sono d'accordo con Slumberland quando si afferma: "Non siamo portati a provare simpatia per nessuno dei personaggi." Mi sembra che invece Tanino sia molto simpatico: è violento ma solo se provocato, è efficiente (pulisce le armi, ha un'ottima mira), è altruista ed ama gli animali (dà i tortellini al cane), e poi con quel naso adunco è parente stretto di Zanardi, ci assomiglia parecchio. Mentre invece Luigi è molto simile a Colasanti: due nasi a patata, due eterni sfigati.

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